Il Centro Giovanile è ospitato all'interno di un edificio storico di Monterotondo: si tratta dell’antico monastero del Monte Tabor. L’edificio fu costuito con l’eredità lasciata nel 1623 dal vescovo di Amelia mons. Domenico Pichi, nativo di Monterotondo, come ricorda la lapide murata all’interno della sala, un tempo collocata nel mezzo del pavimento della chiesa.
L’edificio fu realizzato tuttavia qualche anno più tardi, presumibilmente tra il 1635 e il 1640, in modo scadente poiché il lascito di Pichi cadde nella cattiva amministrazione del cardinale Antonio Barberini. Nel 1678 infatti una minuziosa relazione redatta in occasione della visita al monastero del cardinale Nicolò Ludovisi, vescovo di Sabina, testimonia il pessimo stato della fabbrica al punto che si decise di condurre un'azione contro i Barberini.
Le prime ad abitare il monastero furono le Carmelitane sotto la guida della superiora madre Innocenza Barberini, figlia del duca di Monterotondo Carlo, fratello di papa Urbano VIII.
All’interno della chiesa sono ancora visibili alcune tracce dell’antica nobiltà come il portale che unisce l’ex sagrestia (attualmente sala caffè) e l’ex chiesa, sormontato da una grande conchiglia con tre api (simboli araldici della famiglia Barberini) e gli affreschi realizzati nelle lunette e sulla volta del coro. Questi ultimi rappresentano quattro scene della vita di santa Maria Maddalena de’ Pazzi, carmelitana fiorentina canonizzata nel 1669.
Con l’occupazione francese dello Stato Pontificio e l’emanazione dei decreti del governo napoleonico del 25 aprile e del 3 maggio 1810 che ordinavano la soppressione dei conventi e la confisca dei beni ecclesiastici, iniziò per l’edificio un lungo periodo di abbandono e di degrado terminato solamente nel 1839 quando il cardinale Anton Domenico Gamberini destinò i locali del monastero per l’educazione delle fanciulle sotto la guida delle Maestre Pie Venerini, sostituite nel 1847 dalle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario.
Nel 1867 il monastero venne profanato dai garibaldini e nel 1873, tre anni dopo la presa di Roma, il monastero fu soppresso, i beni di proprietà vennero incamerati dal demanio statale e la scuola chiusa. In origine era molto più ampio: facevano parte del monastero anche i locali lungo la via fino quasi all’arco cosiddetto delle Monache e i locali che si affacciano su Piazza dei Leoni. Il giardino arrivava fino alla porta di San Rocco e lambiva l’attuale via Arno, mentre nei pressi dell’odierna via delle Rimesse sorgevano vari edifici ad uso agricolo a servizio della comunità di suore. Intorno un’enorme vigna. Alcuni locali vennero venduti dallo Stato per realizzarci un albergo, taverne e casa di civile abitazione.
Tuttavia nel 1875 il Comune di Monterotondo invitò di nuovo le suore ad aprire una scuola infantile nei locali adiacenti l’ex chiesa: fu così che nacque il primo “Asilo femminile di via Ricciotti”, nome con cui dal 1873 si cominciò a indicare la via delle Monache. Dal 1879 l’insegnamento fu esteso anche ai bambini.
Tuttavia dopo il 1890 l’istruzione infantile sia maschile che femminile venne sottratta alla gestione delle suore di via Ricciotti per essere trasferita presso i locali del comune all’interno di Palazzo Orsini Barberini. Le suore allora iniziarono a gestire una scuola privata infantile ed elementare. Nel 1915, a seguito del terremoto di Avezzano che colpì duramente numerosi edifici pubblici di Monterotondo e dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il sindaco Vincenzo Roncalli richiese alla Curia diocesana di ospitare di nuovo i bambini dell’asilo comunale all’interno dei locali del fanciullato di via Ricciotti, che nel frattempo venivano utilizzati per fornire un pasto caldo ai bambini, figli dei richiamati alle armi. L’affitto dei locali del fanciullato e l’insediamento della scuola pubblica mise le suore nella spiacevole situazione di dover, loro malgrado, lasciare la struttura nel 1917.
I lavori di risistemazione della scuola presso i locali del palazzo comunale terminarono nel 1924: fu così che nell’ex monastero di via Ricciotti di nuovo libero si stabilì, per volere del cardinale Gaetano De Lai, una famiglia di suore di S. Anna della Provvidenza che si attivò per istituire un asilo privato e per fornire assistenza ai bambini poveri e a quelli abbandonati. Ben volute e apprezzate da tutta la cittadinanza, alle suore venne chiesto nel 1933 dal podestà Alessandro Frontoni di gestire il nuovo asilo comunale “Margherita di Savoia”, nato dall’unione di quello comunale e di quello privato di via Ricciotti, che non smise di ospitare i bambini neanche durante i terribili mesi dell’occupazione tedesca durata dal 9 settembre 1943 al 6 giugno 1944. Terminata la guerra i bambini monterotondesi poterono tornare a frequentare l’asilo comunale sia presso i locali del comune sia presso quelli di via Ricciotti che furono ampliati nel 1951: grazie alla generosità della contessa Lola Frontoni vennero costruite quattro nuove aule, donate alla curia vescovile, che ancora oggi si affacciano su via Vincenzo Federici, con le quali si riuscì a risolvere temporaneamente il problema della mancanza di spazi per il numero sempre più crescente dei bambini di Monterotondo. L’asilo cambiò nome e fu intitolato ad Alessandro e Lola Frontoni. Tra le suore che spesero la loro vita per l’educazione dei più piccoli vanno ricordate suor Leonia Caprioglio, suor Bonosa Meconi, suor Carmela Bibni, suor Immacolata Verretto e suor Felicetta Fratini ancora impresse nella memoria di varie generazioni di monterotondesi. Negli anni successivi alla guerra i locali di via Ricciotti furono utilizzati anche da don Giuseppe Boccetti per spettacoli teatrali e cinematografici.
Con il boom demografico di Monterotondo negli anni ’70 si tornò all’insegnamento laico e alla costruzioni di numerosi complessi scolastici. I locali di via Ricciotti furono utilizzati come asilo comunale fino al 1981. Nel 1983 le suore di S. Anna lasciarono la struttura. Con la loro partenza si scrive la parole fine alla storia del fanciullato in via delle Monache iniziata nel lontano 1839, una storia lunga quasi 150 anni durante la quale ben tre Istituti religiosi femminili – le Maestre Pie Venerini, le suore Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario e le suore di S. Anna della Provvidenza – si sono ininterrottamente avvicendate nel difficile e oneroso compito di dare un’educazione non solo scolastica a varie generazioni di bambini e bambine monterotondesi.
Inizia la fase più recente della storia del monastero di via Ricciotti: nel 1984 i locali dell’ex monastero del Monte Tabor erano inutilizzati e il vescovo di Sabina, il cardinal Agnelo Rossi, vi trasferì le suore Missionarie di Cristo, provenienti dal Brasile, per aiutare nelle attività pastorali della parrocchia del duomo le quali rimasero a Monterotondo fino al 2006. Con l’occcasione si provvide a nuovi lavori di manutenzione e ristrutturazione.
Nel 2019 il vescovo Ernesto Mandara, dopo 13 anni di chiusura, ha rinnovato completamente i locali del piano terra destinandoli dal 28 ottobre 2022, in continuità con il passato, ad attività culturali a favore dei più giovani: oggi viene utilizzato come centro studi, centro di ricerca, centro di aggregazione e di svago per il tempo libero. Un progetto di valorizzazione a beneficio dell’intera comunità.